domenica 3 maggio 2020

Lettera alla mia Ministra

Cara Ministra
Ti scrivo. E per quanto il tuo ruolo mi imporrebbe di farlo usando il "Lei", voglio farlo dandoti del tu. E non per mancanza di rispetto, bensì per l'affetto che ho imparato a nutrire nei tuoi confronti in queste settimane, quelle nelle quali il tuo ruolo, già di per sé non facile, è diventato estremamente difficile. 
Il mio darti del tu, pertanto non è irriverenza, ma vicinanza. 
La mia è una lettera  scritta metà e metà o ad intervalli: scegli tu, dopo averla letta, a quale modalità essa appartiene. E ciò perché linguisticamente dall'italiano passerò ogni tanto al nostro siciliano; come anche perché parlerò ora da insegnante ora da genitore e tenterò di trasmetterti a distanza le preoccupazioni che a noi, docenti e famiglie, sono  in questo momento assai vicine. 
Parto col dirti che da quando ti ho vista per la prima volta, ho notato una forte somiglianza con un personaggio femminile interpretato tanti anni or sono ormai da Corrado Guzzanti: Vulviola, di Rieducational Channel. Così, non per mancarti di rispetto, ma perché a me piace scherzare, quando parlo di te con i miei colleghi, amici e congiunti, ti chiamo "Vulviolina". Ci tenevo a dirtelo io e a spiegarti che lo faccio solo per gioco: non sia mai che qualcheduno pensi io ti schernisca e mi denunci! Sai com'è: corrono tempi duri! E di sicofanti in giro ce ne sono tanti!! Ahinoi! 
Io appartengo a quella categoria di persone che prova a calarsi nei panni degli altri prima di criticare, credimi: non vorrei rivestire i tuoi, ad esempio, in questo momento meno che mai! Ammetto i miei limiti: io non ne sarei capace. Perciò ciò che ti sto scrivendo più che una critica al tuo operato è un tentativo di suggerirti se non soluzioni che io non ho, almeno qualche strategia di comunicazione a te per noi, docenti e famiglie, che mai come adesso pendiamo letteralmente dalle tue labbra💋🤭
Tu, cara Lucia "nimica di ciascun crudele", fosti sfortunata ad essere chiamata a ricoprire un incarico così importante in un momento così di 'mmerda, come direbbe lo zio del topo Sebastiano! E chissà quante volte ti ripeti "cu mi ci purtava?". E come darti torto? Comunque ora sei lì e devi andare avanti e noi con te.
Perciò io ti ho scritto, anche per dirti ciò che talora provo, da insegnante e da madre, quando mi appari seduta a distanza di sicurezza da Conte in conferenza stampa oppure quando apro gli articoli di Orizzonte scuola con le tue fotografie. 
Prima m'acchiappa la trepidazione di sentire o leggere quello che tu hai da dirci; poi, però, mi viene l'ansia e parte l'unico cinema che in questo momento posso frequentare: quello che proietta i miei film mentali!
Quando annunciasti, per esempio,  già settimane or sono, che sarebbero stati tutti promossi sai cos'hai provocato in noi docenti? Un'ondata di panico! Tutti noi insegnanti ("in remoto" ormai) abbiamo anche solo per un attimo pensato:"cu cchu mi collegu dumani ammatina?". Ognuno nella propria lingua, s'intende🤣Perché se è vero che la scuola è formazione e tante altre belle cose, che i tanti docenti motivati ci diciamo, ci scriviamo e in cui crediamo  da sempre e soprattutto ora, caliamoci per un attimo nei panni degli adolescenti-sempre per il giochetto di cui sopra- e proviamo a pensarli in questo momento. I ragazzi sono chiusi in casa da due mesi, senza prospettive di chissà quali libertà, vengono a sapere che almeno non dovranno faticare per guadagnarsi la promozione, vuoi che si mettano lì a lavorare come noi vorremmo? Ma certo che no, se non in rarissimi casi che, alle medie per esempio, dove io lavoro, diventano casi"ultrarari" come certe modelli delle Lol che piacciono tanto a mia figlia! Ma questo ormai è un capitolo chiuso: ora c'è la maturità su cui ancora si discute e su cui Venditti starà  scrivendo un nuovo testo che preveda nella notte prima degli esami anche l'ansia da prestazione con mascherina! L'esame di terza media oramai fu "elaborato a com'è ghiè": va bene non fare scritti non essendovi rientro, ma un tintu orali pure per noi non era fattibile?  Chiedo per docenti amici, che ancora ci tengono!  Io i rischi non li conosco e posso solo farmi domande per ora, tutto qui. 
Ora, però, visto che hai il concorso di cui occuparti e l'anno scolastico nuovo da scrivere, fa' una cosa: non ci dire più niente almeno fino a fine agosto, te ne prego. Noi  intanto saremo presi e distratti dal capire se possiamo andare in spiaggia dentro box di plexiglass o con il kit di nastri e picchetti ideato da un ingegnere sardo. L'ha chiamato "Safe beach space" ed io mi chiedo perché, visto che lui è sardo e gli inglesi quest'anno non verranno a farsi il bagno da noi! Ormai è moda battezzare in inglese le nuove invenzioni anche se sono nostrane! Io quando ho letto di questa trovata ho pensato a Didone, esule da Tiro, che giunta in Africa si trovò a fare i conti con quel perfido del re Iarba che le concesse di occupare tanta terra quanto ne potesse occupare una pelle di bue: e sappiamo Didone cosa fece di quella pelle visto che ci fondò Cartagine! Pensa a cosa potrebbero diventare le nostre spiagge siciliane quando arriverà  un'intera famiglia armata di nastri,  picchetti e teglie di pasta al forno più angurie, a colonizzare la sabbia che gli spetta! 
Ma torniamo a noi e a ciò che tu nel tuo ruolo sei spesso chiamata a fare: dare conto di come procedono i lavori lì al MIUR. In siciliano che è la nostra seconda lingua, mia e tua, ci sono tanti detti che ti potrebbero  venire in aiuto quando le domande dei giornalisti ti incalzano. Uno per esempio è "certi voti la megghiu parola è chidda ca un si dici", che è da sempre il motto di mio padre e che certe volte è tornato utile anche a me! Così tu e la tua task force lavorate e poi ci dite a cose fatte. Che tanto così sempre andrà a finire! E se proprio questi giornalisti ti assicutano, tu di' loro un altro detto:"un fissa a vota", che è, invece, un detto caro a mia madre, la quale lo ripeteva specie quando tentava di sedersi a tavola dopo aver cucinato, apparecchiato e servito tutti, e mio padre nel frattempo continuava ad avanzare richieste al suon di "Mari' pigliami..."! Ecco mia madre gli rispondeva così: "un fissa a vota!" che io ho sempre interpretato come "una cosa alla volta". Tu di' pertanto a chi ti chiede che  per ora chiudiamo quest'anno e che per il prossimo poi si vedrà. Incarna, peraltro, di più, a mio parere, la nostra siciliana indole a rimandare quel che si può rimandare, o no?
E termino raccontandoti quali reazioni scatena l'elenco dei tuoi scenari per il nostro futuro scolastico, all'interno di famigliole tipo la mia, composta da due genitori insegnanti e una futura allieva di scuola primaria. 
Quando qualche giorno fa già parlasti di lavaggio di mani all'ingresso, telecamere in classe, gruppi in presenza e gruppi a distanza, con mio marito, dopo cena a tavola, abbiamo iniziato a fare ipotesi, calandoci-sempre per l'utile giochetto di cui sopra- in situazioni reali. Ci siamo reciprocamente pensati lui in palestra per la sua materia, io in aula per le mie, a fare contemporaneamente lezione ad un gruppo in presenza e ad un altro a distanza. E ci siamo subito chiesti come avremmo fatto a rivolgere la nostra attenzione anche agli alunni a distanza e soprattutto se a loro, in quella situazione, sarebbe richiesto di essere solo spettatori di uno spettacolo che sta andando in scena a scuola o se sarebbero chiamati ad interagire anche loro da casa con noi e i loro compagni. E come a quel punto?
Noi, almeno io e mio marito s'intende, queste cose e tante altre ancora non le abbiamo capite. Però forse è presto anche per noi. E soprattutto non abbiamo capito secondo quali criteri si stabilirebbe quale metà classe far stare a casa e quale, invece, far venire a scuola. Lo so che ci sarebbero organi collegiali deputati a stilarli questi criteri secondo agevolissime linee guida da voi del MIUR forniteci: parlo di consigli di istituto e collegi docenti! Ma sono proprio questi "assembramenti di idee" nell'atto di decidere che, cara Ministra, mi preoccupano tanto!  Intanto, sempre quella sera, mentre io e mio marito parlavamo, mia figlia incuriosita ci ascoltava e, alla fine, ha chiesto se stessimo giocando ad un nuovo gioco di ruolo. Domanda lecita la sua perché ci vedeva anche ridere qua e là. Infatti io e mio marito, ad un certo punto, abbiamo immaginato i nostri santi collaboratori scolastici, i quali all'ingresso ci accoglierebbero benedicendoci con acqua e sapone al mattino, per le abluzioni rituali prima delle lezioni in presenza. Poi gli stessi vestirebbero i panni di cameraman pronti a darci la 1, la  2 o la 3 mentre noi ci muoviamo da un'aula all'altra con i nostri colleghi. E questa cosa ci ha fatti ridere con le lacrime. Perché, ci siamo detti, secondo noi sarebbe più facile dotare le scuole di collaboratori scolastici cameramen che dotare ogni aula di telecamere fisse: non trovi? Pensaci già che ci sei. E così implementiamo il numero dei collaboratori dei quali scarseggiamo non poco. Scenario più scenario meno che importa.
Io, che sono come il pastore del presepe di cartone, di una poesia di Rodari, perché come lui "non comando niente" , dico che le uniche strade percorribili per il nostro futuro anno scolastico sono solo due: o tutti dentro o tutti fuori! E che queste modalità miste o metà e metà non sono realizzabili. Lo so che a te, cara ministra, le classi-pollaio ti fanno paura: ti assicuro che fanno paura soprattutto a tutti noi, sia docenti che genitori. Perché i"polli" che dentro vi assembriamo sono i nostri figli!  Ed io che sono pure docente "allevatrice" ci dovrei stare dentro. Ma le classi non sono neanche delle torte: e dividerle a metà ti assicuro che è la cosa più difficile che ci possa essere chiesta! A te l'arduo compito di darci risposte, quando però  le avrai. Ti aspetta un'estate dura, forse la più dura di sempre e io questo non lo nego. Posso solo augurarmi che tu e i tuoi collaboratori possiate pensare tra i tanti scenari astratti che la scuola è fatta di tanti, milioni, individui concreti.
Con stima e gratitudine per ciò che intanto tu stai facendo per noi.
Una tua docente 
Margherita Cerniglia