venerdì 20 marzo 2020

Buon compleanno a te

Cara Maria Celeste
Oggi ho deciso di scriverti come farò, d'ora in poi, ogni anno in questo giorno. È il tuo sesto compleanno, questo, la tua sesta Primavera ed anche la nostra, mia e del tuo papà.
Sei nata all'1,23 del primo giorno di Primavera del 2014, inaugurando una nuova stagione per me e il tuo GGG♥️
Mi sono alzata presto stamattina, perché bisogna preparare la festa: Sconforso ha deciso di aiutarmi e insieme ti faremo una sorpresa. D'altronde gli orsi in primavera escono dal loro letargo ed è quello che finalmente  è accaduto anche a lui. Ha deciso di radunare orsi, bambole e pupazzi per la tua festa. È l'unico assembramento concessoci di questi tempi😊♥️L'idea è stata di Winnie, a dire il vero. Ci ha ricordato la festa da lui e dai suoi amici organizzata per festeggiare Cristopher Robin prima che questi cominciasse ad andare a scuola. Winnie, Tigro, Pimpi, Ro, Tappo, Kanga e Ih-oh hanno organizzato una splendida festa nel bosco dei Cento Acri mangiando, bevendo, cantando e festeggiando Christopher. A Sconforso l'idea è piaciuta tantissimo e ora, lui ed io, con l'aiuto di Winnie, stiamo cercando di preparare tutto prima del tuo risveglio. Oggi in casa sarà festa tutto il giorno: niente teledidattica, anche perché il sabato mica si va a scuola😄
 Papà ieri sera ha preparato qualcosa per te. 
Ti abbiamo spiegato che un regalo non potrai averlo, anche perché quello che ieri sera, piangendo pensando ad oggi, ci hai chiesto, è davvero impossibile da realizzare al momento. Hai fatto un lungo elenco, credo la più lunga lista di regali che tu abbia mai stilato finora, e ci hai fatto promettere che prima o poi arriveranno. Te l'abbiamo promesso: non sarà oggi né domani, non sappiamo dirti quando, ma arriveranno. Noi speriamo presto. Eccola la tua lista dei desideri: Irene, Gaia e Noemi; Vittorio, Leo, Franco, Matteo e Andrea. E poi ancora Carlo Alberto, Simone;  Michele; Lorenzo e Marco; Nicolò; Agnese e Camilla e le tue amiche ballerine; e i tuoi amichetti del Flauto di Pan e le tue cuginette Sara, Alessia e Chiara. E quando ti ho fatto notare che loro tre, le tue cuginette, sono comunque lontane da qui hai proposto di fare una seconda festa al nostro arrivo in Sicilia con loro, i nonni, gli zii, tanti cugini♥️♥️ Quante feste, figlia mia! 
Fai mille domande in questi giorni, ma alcune tornano assai più spesso di altre: per esempio mi chiedi quando tornerai a scuola e soprattutto ti interroghi su dove andrai. Perché questo avrebbe dovuto essere il tuo ultimo anno d'asilo, prima di cominciare la scuola primaria, ma noi non sapremo se quest'ultimo anno terminerà là dove è cominciato o qui in casa. A quest'età riusciamo ancora a farti credere che le cose andranno come noi speriamo che vadano. Perché anche la Speranza è rimasta ad abitare nella casa degli uomini, quando tutti gli altri mali, prima di lei, sono fuoriusciti dal famigerato vaso. È la storia che ti ho raccontato qualche tempo fa, perché le storie (che alla tua mamma piacciono tanto e, spero, anche a te) spesso ci aiutano a capire meglio tante cose talora incompre sibili. Questa, che ha come protagonista anche la Speranza, ha inizio nell'Olimpo di Zeuz, il dio degli dei che era tanto arrabbiato con Prometeo, il titano troppo amico degli uomini. Per questo Zeus decide di punirlo. E sai che fa? Chiama Efesto, il dio fabbro, e gli chede di plasmare una donna molto bella che Ermes, messaggero degli dei, porterà sulla terra per darla in sposa a Epimeteo. Ti ricordi cosa ti avevo detto a proposito  quest'ultimo? Lui era il fratello tonto di Prometeo e non capì che Pandora- così fu chiamata la donna- era un tranello di Zeus. E sai perché fu chiamata Pandora? Perché portava con sé "tutti i doni", i più non proprio belli, come i mali che avrebbero afflitto la terra e i suoi abitanti se si fossero sparsi. Pandora li portava dentro un vaso, ma mica lo sapeva, poveretta. A lei era stato detto di non aprirlo quel vaso, però lei, curiosa com'era, lo aprì. Da ciò il detto che "la curiosità è donna"! E quando Pandora aprì il vaso ne fuoriuscirono tutti i mali: la vecchiaia, la gelosia, la malattia, il dolore, la pazzia ed il vizio si abbatterono sull'umanità. Sul fondo del vaso rimase solo la speranza, che non fece in tempo ad allontanarsi perché il vaso fu chiuso nuovamente dalla donna che a quel punto capì di avere sbagliato. Ma poi Pandora, quando vide che il mondo era diventato cupo, liberò anche la Speranza. E gli uomini ne furono consolati. 
Quando sarai più grande ti spiegherò meglio cos'altro c'è dietro a questa storiella che ci riporta ad un altro detto:"chi dice donna dice danno"! Ma noi sappiamo che non è così, anzi😉😉😉
Questa storia, intanto, è il mio regalo per te oggi, mia adorata Maria Celeste. Voglio regalarti la speranza, bimba mia, non che tutto torni come prima, no, ma che da questa lunga pausa e altrettanta paura che stiamo vivendo, il mondo si scuota, noi tutti ci scoutiamo, cambiando direzione, permettendo così a te e a tutti voi bambini di costruire la vostra vita futura in un mondo migliore. 
Ti voglio bene
La tua mamma e il suo collaborator-so♥️♥️♥️

lunedì 16 marzo 2020

Bisogna pur viaggiare...almeno con la fantasia.

Con i miei ragazzi di prima media ho scelto di  continuare a lavorare sul genere fantasy durante questa teledidattica esperienza, per una serie di ragioni che cercherò di spiegare brevemente di seguito. Intanto ho voluto mantenere una continuità con quanto stavamo svolgendo in classe prima che ci si fermasse così a lungo in casa. Avevamo viaggiato ed esplorato insieme a Dorothy ed al suo cagnolino, il meraviglioso mondo di Oz; lo avevamo raccontato da punti di vista differenti- dal punto di vista delle scarpette, del ciclone, dello stesso Totò. E questo perché, ci siamo detti, qualunque viaggio assume caratteristiche differenti a seconda di chi lo compie e di chi, poi, ce lo verrà a raccontare: essere un paio di scarpette d'argento magiche ai piedi di chi non ne conosce il potere se non alla fine di un viaggio che avrebbe potuto evitare, oppure essere un ciclone  dispettoso capace di trasportare una casa ed  i suoi abitanti addirittura  in un mondo altro o ancora essere un cagnolino muto al cospetto di tanti esseri- animali compresi- che invece parlano, sono storie da scrivere dentro una storia già scritta. E i miei primini così han fatto😊😊.
Pertanto io e loro eravamo già partiti per un viaggio sulle ali della fantasia e ora più che mai abbiamo bisogno, seppur a distanza, di continuare a farlo.
Allora in questi giorni mi sono chiesta come, e ho messo insieme alcuni strumenti che permettano a me e a loro di continuare da dove ci eravamo lasciati.
Ho rifatto il punto della situazione, una sorta di carta d'identità del genere fantasy, esemplificata dalla conoscenza del testo su cui abbiamo lavorato. Peraltro il 21 febbraio, ultimo giorno di scuola prima della pausa di Carnevale mai più interrottasi, la classe era andata al teatro Carignano ad assistere ad uno spettacolo proprio su "Il mago di Oz", sulla cui rivisitazione scenica al termine della stessa, i più erano stati capaci di cogliere  analogie e differenze♥️
Ora pertanto non ci resta che leggere altre storie fantasy  a partire da quelle offertaci dalla loro antologia. "Compagni di viaggio" vol.1 -questo è il titolo del nostro testo antologico in adozione, edito dalla Loescher- ci offre una carrellata di brani fantasy che a me non va di assegnare loro da leggere da pagina a pagina. Che noia, poveretti! Non lo avrei fatto nella nostra aula reale e non voglio farlo neppure adesso. E allora? Perché, mi sono detta,  non provare a far fare loro una caccia ai tesori che dentro questi brani potremmo scovare? Per farla ho dato vita ad un testo regolativo: il regolamento della caccia...dentro i testi e a distanza. E quindi, per far sì che i miei primini non si perdano dentro mondi paralleli e tra creature immaginarie, ho dovuto realizzare anche una mappa del tesoro. Non è così semplice farli entrare ed uscire da armadi, far percorrere loro Boschi Fruscianti, far disputare loro un torneo di Quidditch per conquistare il boccino d'oro o partecipare addirittura ad un raduno di Gyziani. 😅😅Peraltro ciascuno dovrà  portare con sé, al termine di ogni fantasiosa avventura, un pezzo necessario poi a costruire la nostra futura avventura. Già perché alla fine di questa caccia, dovremmo provare a tirare fuori nuove idee narrativeinput per nuove storie. Queste le sottoporremo ai voti e quella che ne avrà ricevuto di più diventerà l'idea narrativa guida. Intanto la nostra caccia al tesoro ci avrà fatto osservare da vicino oggetti magici, mondi paralleli, creature immaginarie e personaggi dotati di segni o poteri particolari affinché anche noi potremo produrre i nostri. Avremo conosciuto più da vicino come si usa una descrizione a servizio di un genere letterario.
Sono da sempre convinta, ancor più da quando insegno alle medie, che far lavorare i ragazzi sulle tipologie testuali, ad es il testo descrittivo, scorponandone l'uso dal genere dentro al quale il più delle volte lo incontriamo, sia un lavoro poco efficace a quell'età. 
Mi spiego meglio. Cosa se ne devono fare della descrizione delle loro scarpe da ginnastica, della loro cameretta o del loro cagnolone se non dentro una storia in cui "accadono fatti"? Il mio amico Gazzaniga,  nella diretta Facebook di sabato mattina dal suo terrazzo su Valpolcevera, raccontandoci dei suoi libri, si è soffermato a parlare anche della sua idea di storie vincenti: storie che tengano incollati i lettori alla pagina. "La scrittura"- diceva Gazzaniga sabato- "è un esercizio di empatia", "le storie sono belle quando accadono fatti al loro interno". Ed è vero. Lo sentiamo da lettori ma ancor più da docenti alle prese con  i tentativi di insegnare ai ragazzi a scrivere: io credo che si debbano fare nostre queste piccole grandi ricette-guida, quando spingiamo i nostri ragazzi a scrivere. Dobbiamo essere in grado di far entrare i nostri ragazzi in empatia con l'attività di scrittura che chiediamo loro di fare e spingerli a far accadere, dentro le loro storie, azioni. 
Così avrà un senso, per loro che la scriveranno e per noi che gliela faremo scrivere, anche la descrizione del paio di scarpe da ginnastica. Sarà più bello se poi magari chiediamo loro di immaginare le loro scarpe da ginnastica a dialogo con i loro piedi o con i loro calzini; oppure dopo una lunga giornata a fare l'unica azione che le scarpe sono in grado di compiere, "scarpinare", immaginarle a dialogo con il condominio-scarpiera dentro  cui abitano, nel quale racconteranno la loro giornata- doppiamente vissuta😂- e magari definiranno beate le vecchie e consumate suole ormai in pensione!😂
Insomma scrivere per me e per loro deve essere anche fonte di divertimento!♥️♥️
Ed ora torno di nuovo a dove, didatticamente, ci eravamo lasciati per giungere al finale di questa attività. Quando ciascuno sarà  pronto- al termine della caccia- a proporre un'idea di oggetto magico capace di portarci in un mondo parallelo, un'idea di mondo immaginario e il perché ci si potrebbe finire dentro ed un identikit, infine,   del personaggio protagonista, si voterà. I tre elementi più votati saranno gli ingredienti del nostro racconto fantasy. 
Dimenticavo le creature immaginarie:  per quelle  avremo il bestiario del nostro amico Benni. E dico nostro, mio e dei miei primini, perché quest'anno noi "Stranalandia" di Benni l'abbiamo esplorata. E Osvaldo, il suo unico abitante, ci presterà qualcuno degli strani animali della terra in cui vive.  A proposito: anche lui e i suoi strani conterranei stanno facendo il tifo per noi al momento. Anche loro, infatti, sono convinti che "Tutto andrà bene"♥️♥️♥️
A quel punto, solo allora, il nostro racconto fantasy nascerà: dopo che avremo vinto questa battaglia reale e ci ritroveremo a poterla raccontare.♥️♥️

giovedì 12 marzo 2020

Lezioni di epica (Iliade)

File audio con analisi e commento del brano alle pp. 122-123 del libro di Epica: ecco il link per ascoltarlo

mercoledì 11 marzo 2020

Storia di quella volta in cui ci dicevano che tutto sarebbe andato bene. E così fu.

Per me stamane il risveglio è stato diverso: dopo il discorso di Conte, il nostro Presidente del Consiglio, ieri sera alla nazione, addormentarmi non  mi è stato facile.
In realtà io faccio questa vita da reclusa dal 23 febbraio, da quando per la prima volta  qui in Piemonte non siamo rientrati a scuola,  subito dopo le vacanze di Carnevale. Ma lo stato d'animo era del tutto diverso da oggi. Da quel giorno, però, il mio tempo ha iniziato a scorrere assai più lentamente, scandito da un nuovo ritmo, senza il suono familiare della campanella di scuola. Scandito da quelle date che hanno spostato il ritorno a scuola sempre più avanti: il 2, il 9, 16, per ultimo il 3 aprile. Ora chissà.
È difficile fare previsioni:
non so e non sono nelle condizioni di sapere se non quello che in queste settimane più o meno tutti sappiamo perché leggiamo, ascoltiamo, ci informiamo. 
 Ora forse è più chiaro per tutti  che  RESTARE A CASA è un dovere verso la nostra nazione.
Ciò che so è quel che  provo, però. Non è solo la paura di ammalarmi o che qualcuno dei miei cari si ammali.
Checché se ne dica in termini di guarigioni, io la paura che il virus venga ad abitare nel mio corpo o in quello dei miei cari  la provo. 
Sto leggendo "Spillover" di David Quammen. E non dico altro.
Ma alla paura è compagna anche una profonda amarezza. Ed è quella che il più delle volte mi  muove al pianto.
Talora mentre mi trovo davanti allo schermo acceso del mio pc a registrare audio lezioni per i miei ragazzi,  accade che m'interrompa perché un nodo in gola mi impedisce di andare avanti. E non è  tanto per ciò che sto dicendo, narrando o spiegando. No. Inevitabilmente la mente viaggia mentre immagino di rivolgermi alla classe: possibile che debba parlare loro senza vederli, mi chiedo?  Che siano talmente distanti da me stavolta da non esserci affatto? Già, perché l'unica distanza che ho sempre misurato, insegnando, è quella che separa la mia cattedra dai loro banchi: io non ne conoscevo altre fino a questo momento. E come me, i tanti colleghi e le tante colleghe della scuola italiana tutta.  Penso alle maestre dell'infanzia e della primaria: di queste ultime, in particolare, mi è capitato di leggere alcune riflessioni scritte sui social di recente. Per loro  è ancora più difficile  interagire con i bambini a distanza: a quell'età il contatto, l'interazione, la voce umana è parte dell'insegnare. Spesso in questi giorni mi è venuta in mente una splendida foto di Bea, maestra di danza di mia figlia, che tempo fa mostrava come  si concludono le  lezioni con le sue piccole ballerine: con un grande abbraccio. E proprio l'altroieri, quando Celeste con il suo tutù svolgeva la sua lezione a distanza, contenta perché la sua maestra "fosse in televisione", grazie alla videolezione inviataci, il  commento finale di mia figlia mi ha riportata a quella foto:
 "Mamma, è anche bello fare lezione così, però manca il finale: l'abbraccio!"
Ieri sera Celeste ha disegnato qualcosa e come talvolta fa, ha voluto che io e suo padre ascoltassimo la storia ispiratale da quel disegno. Ha raccontato perciò di un cane altissimo, con il muso puntato al cielo che gli impediva di vedere chi calpestava tutte le volte in cui si muoveva. E solo un vulcano-che poi divenne suo amico- glielo fece capire: gli bruciò le zampe per fargli abbassare gli occhi e capire cosa ci fosse in basso. Il cane capì allora che non c'era solo lui e che avrebbe dovuto d'ora in avanti fare  molta attenzione. È un suo modo, abbiamo pensato io e suo padre, uno dei tanti, per rielaborare quello che sente e vede intorno a sé da giorni: siamo distanti da tutti perché se stiamo attenti a questa regola non ci ammaleremo e potremo tornare a stare vicini. Gli zii la salutano dalla finestra al momento, perché sono stati in giro per lavoro fino a pochi giorni fa.
E dalla nonna andiamo poco perché ha 88 anni e temiamo per la sua salute. E i compagni, la maestra Silvana? Li videochiamiamo, ci videochiamano: così colmiamo la distanza  rimanendo lontani.
Penso ai miei allievi "terzini" cui  io abbracci in genere non ne do mai, ma ai quali in questo momento lo scrivo di continuo: "vi abbraccio: a questa distanza lo posso fare"♥️
Penso ai miei genitori, alla famiglia di mio fratello, alle mie nipoti, a Vale, la lontananza dai quali non mi è mai pesata tanto come adesso.♥️♥️
Penso ai miei amici: anche con loro accorciamo la distanza chiamandoci spesso. Alcuni sono soli qui perché  arrivano da giù e responsabilmente non sono partiti. Così penso a come si sentano ancora più soli in questo momento. 
Osservo mio marito Luca, che in questi giorni ha smesso di suonare: ed io so che quando la tastiera del suo pianoforte tace, il mio pianista preferito silenziosamente soffre.
Siamo diversi in questo: io esterno, forse anche troppo, lui, invece, troppo poco. 
"Andrà tutto bene" è diventata una frase "antivirale" in questi ultimi giorni: e serve a dirci che tutto passerà.  
Oggi anche noi tre la scriveremo a colori su un lenzuolo bianco, e come già molti hanno fatto, anche noi appenderemo la nostra speranza alla ringhiera del balcone, quello che dà su via Vittorio Veneto. Viviamo lungo una via che reca il nome di una vittoriosa battaglia: quella del 24 ottobre 1918, la riscossa del regio esercito italiano dopo la disfatta di Caporetto. Di lì a poco Armando Diaz annunciò  alla nazione la fine della Grande Guerra, della Prima Guerra Mondiale.
È come una grande guerra anche questa al momento: c'è chi combatte in prima fila, come i medici, gli infermieri degli ospedali di tutta Italia; le forze dell'ordine per le strade. C'è chi non può stare a casa perché il suo ruolo istituzionale glielo impone: i nostri politici. Ci nostri giornalisti che continuano a fare informazione. Il mondo ha gli occhi puntati sul nostro Paese. Tanti turisti amano l'Italia e gli italiani: ed è bello immaginare che adesso tante persone stiano facendo il tifo per noi♥️♥️♥️
"Andrà bene ed io vi voglio bene" è l'ultimo contenuto didattico che ho condiviso ieri sera, con i miei allievi di terza, sulla nostra classe virtuale, prima di addormentarmi. Gliel'ho scritto nella didascalia ad una foto di gruppo dello scorso anno. Eravamo al Salone del libro di Torino il 10 maggio 2019, giorno nel quale il temerario Davide si è messo in coda per strappare un autografo al caro Sepulveda, riuscendoci. Lo scrittore cileno si è ammalato proprio qualche giorno fa, e tutti noi suoi lettori facciamo anche il tifo per lui.
Anzi noi speriamo che Sepulveda torni presto a raccontarci un'altra storia, bella come le tante che ha scritto finora. La mia preferita ha come protagonista una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza. E credo che in questi giorni "lenti" leggerla ci farebbe bene♥️Perché tutti ci sentiamo un po' lumache in questo momento, alla scoperta dell'importanza dell'essere lenti. 
Occorre credere che andrà tutto bene, e che a distanza di tempo, quando questo tempo di distanze sarà finalmente terminato, tutti  saremo anche capaci di raccontare la nostra storia, ognuno a modo proprio. 
Io la mia l'ho voluta già scrivere e ho pensato anche a chi dedicarla. Fa così
"Storia di quella volta in cui ci dicevano che tutto sarebbe andato bene. E così fu." A Louis Sepulveda♥️ e a tutti noi♥️♥️

 

La prima puntata di una bella storia a distanza: la storia di Albert Sabin

La storia che da oggi ascolterete (cliccando sul file audio) e che potrete anche scaricare di seguito (cliccando sul file pdf), è una storia vera: quella del medico scienziato Albert Sabin, che l'autrice Sara Rattaro ha deciso di raccontare come se Albert fosse un topolino. Ascoltate attentamente il primo capitolo, se non avete voglia di leggere, oppure leggetelo da voi (dal file) oppure ascoltatelo prima e rileggetelo poi per rispondere sul vostro quaderno alle domande: grazie a questa storia cercheremo di imparare anche una nuova tecnica di scrittura, quella "metamorfica". Una storia, infatti, anche vera, può  essere raccontata trasformando certi suoi elementi: Sara Rattaro ha raccontato la vera storia di uno scienziato immaginando lui, la sua famiglia e il mondo in cui Albert è nato e cresciuto come fosse un mondo di topolini. Leggerla ci aiuterà a capire come potremmo utilizzare questa tecnica anche noi. Intanto buona lettura e buona comprensione


sabato 7 marzo 2020

Per la classe prima C (anno scolastico 2019-2020) didattica a distanza

Fanciulli e fanciulle della classe prima C
Il post che state visitando accoglierà i lavori che via via inserirò, nel corso della settimana che verrà, e che vi chiedo di visionare/ascoltare e talora eseguire, inviandomene, quando ve lo chiederò, lo svolgimento al mio indirizzo email.
Questo post- che io provvederò ad aggiornare- sarà il nostro canale di comunicazione per il periodo che ci separerà dal rientro a scuola.
Ci faranno compagnia delle storie che- sapete già- hanno tanti poteri: non ultimo quello di farci evadere dalla realtà, di farci viaggiare verso mondi immaginari e mai come adesso ne abbiamo tutti quanti un gran bisogno! Anche perché da questi "immaginari viaggi" torniamo sempre più ricchi: di esperienze, di insegnamenti, di strumenti, di idee...quelle di cui abbiamo sempre tutti un gran bisogno.Ho scelto come inizio del nostro lavoro a distanza un' introduzione al genere fantasy che vi chiedo di ascoltare e di studiare: la voce che sentirete è la mia e la durata del ppt (powerpoint video) è di ...soli 15 minuti. Eccolo



Ci vediamo lunedì per l'inizio di una ...caccia al tesoro a distanza!