venerdì 10 aprile 2020

L'onnIMpotenza

Leggendo, penso e talora mi viene voglia di scrivere. Polpettoni  di pensieri, come quello nella cui preparazione è specializzata la mamma di Margherita Dolcevita, dell'omonimo romanzo di Stefano Benni. Così prima, ripensando ai dialoghi tra Nick Belane, protagonista di "Pulp", e la sua principale interlocutrice, la Signora Morte, il personaggio bukowskiano mi ha fatto venire in mente la parola "onnIMpotenza" , 
cui sento assimilabile l'umana e collettiva esperienza che stiamo sperimentando. Siamo tutti diventati improvvisamente impotenti di fronte a ciò che prima potevamo. Ognuno secondo le proprie possibilità e neppure in ogni parte del mondo. 😥
Potere, tra gli altri suoi fratelli servili, dovere e volere, per sua natura comanda. Ed è proprio in questi giorni di "onnIMpotenza" che la sua assenza mi porta a pensare alla sua importanza, alla sua potenza appunto. Perché tutto ciò che vorrei, ad esempio, passa per ciò che non posso più fare.
 Tutti sappiamo di essere impotenti di fronte a certi aspetti dell'umana natura: il dolore, la morte, le malattie, la vecchiaia propri o altrui sono le esperienze comuni all'umana impotenza. Che ora, tutti allo stesso tempo stiamo sperimentando, alcuni più da vicino rispetto ad altri, ma tutti sentendoli a noi più vicini. 
La paura di ammalarci e perché no di morire, di vedere morire chi è anziano ma che non saremmo ancora pronti a salutare, il dolore per chi questa perdita l'ha vissuta in queste settimane, ci hanno resi tutti onnIMpotenti. E poi chi di noi non ha paura di invecchiare, di diventare più fragile in un mondo nel quale i nostri figli ci appaiono oggi troppo fragili loro per poterlo affrontare? Io ne ho tanta. Le guerre, le grandi guerre del XX secolo, hanno forse lasciato queste ferite dentro chi le ha vissute. Pensavo a Liliana Segre, prima, ai pochi ancora superstiti all'orrore dei lager: ai loro pensieri in questi giorni sospesi, tristi, lontani da chi vorremmo vicino, giorni in cui le paure tornano a riaprire ferite vecchie, a far riaffiorare traumi passati♥️
Mentre scrivo, sono fuori, all'aria aperta ma chiusa dello spazio minuscolo qual è il balconcino della mia camera da letto, eletto a mio "ermo colle" in queste settimane. La balaustra che "da ogni parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude"  è diventata la mia siepe. Qui mi ritiro per poche ore pomeridiane nei weekend quando stacco dalla Dad; qui trascorrerò questi giorni di vacanze almeno nelle poche ore di solitudine postprandiale  che a vicenda io e Luca ci regaliamo, occupandoci di Celeste alternativamente in questa parte  del giorno. Prima lui e poi io. È il nostro reciproco regalo♥️ Abbiamo da sempre concesso l'uno all'altra uno spazio personale dentro il nostro essere "noi", quello che io dedico ai miei libri, allo studio in generale o alle mie passioni più giovani, come la fotografia,  e lui alla sua Musa, la musica♥️. Ed ora più che mai continuiamo a mantenerlo  in vita quello spazio, in cui prima io e poi lui, ciascuno a suo modo, ritroviamo noi stessi. Insieme ad una quotidianità che in parte si ripete da settimane ormai, mentre cerchiamo di trovare nuove strade da percorrere e nuovi stimoli da trasmettere e trasmetterci.Tacitamente, però,  condividiamo  anche quel grande senso di onnIMpotenza che sembra aver travolto tutti. Perché quello che potevamo fare, ognuno secondo i propri "poteri" non c'è più. In fondo, come dice Celeste pensando ad Harry Potter e al suo magico mondo, anche noi Babbani di "poteri" ne abbiamo♥️ E come darle torto. Certo nessuno ad oggi sa dirci quando potremo tornare a riaverli, quando torneremo a riavere le nostre possibilità. Prima o poi.
E una delle prime possibilità di cui spero di appropriarmi è quella di superare la soglia del cancello di casa mia senza provare la paura che provo adesso e che pertanto mi impedisce di varcarlo.
Io non ho mai più messo un piede fuori casa dal lontano 23 febbraio e Celeste con me e anche se so che prima o poi dovrò farlo, indossando una mascherina e un paio di guanti, ad oggi non ho trovato ancora la forza di farlo. Potrà sembrare sciocco agli occhi di chi lo ha già fatto: qualcuno mi dice che "devo". Lo so, 
ma per me purtroppo non è  così facile. Si chiama paura, e ognuno scopre in questo momento di avere le proprie,  o, forse, è proprio questo momento ad avere portato a galla in ognuno le personali paure. Anche quelle che pensavamo di non poter provare.
Come scriveva qualche giorno fa il mio scrittore amico Gazzaniga, "questa lunga sospensione della vita sembra perfetta per stuzzicare i dolori, portare a galla le fragilità, denudare le persone portandole al nocciolo". Io per me  ho scoperto mie nuove fragilità e se temo il protrarsi  di un presente così sospeso è anche perché ho paura di incontrarne ancora. E non solo.
Oggi, per chi crede, è il giorno nel quale un uomo solo, le cui carni furono messe a nudo, in-caricato delle umane fragilità, degli umani dolori, sotto il cui peso è diventato più fragile e dolente,  al grido di "ηλει ηλει λεμα σαβαχθανει ", ha lasciato questo mondo. Anche Gesù, l'uomo, ha avuto paura nel momento estremo della sua giovane vita: il suo grido, "Dio mio, Dio perché mi hai abbandonato", è  il grido della sua fragilità umana. Il mistero delle sua passione, della sua morte e della sua resurrezione continua a ripetersi da duemila anni: "è la storia di un evento impossibile che pure accade", come scrive Emmanuel Carrere ne il prologo a "Il Regno". 
Oggi nell'osservare quella croce provo per la prima volta quel senso di umana onnIMpotenza che mai, come adesso, ho sentito così forte e così mia. "ηλει ηλει λεμα σαβαχθανει" è oggi più che mai un grido tutto umano, il più umano, di chi pur essendo pronto al sacrificio, sente nel momento estremo il bisogno di esternare  il suo sentirsi solo che è anche l'umano desiderio di non essere lasciato solo. Solo con le proprie paure, solo con le proprie fragilità, solo con le proprie ferite. Solo.
Quell'umana onnIMpotenza terrena oggi, dopo più di duemila anni, si ripete di nuovo, ma ha un sapore nuovo.♥️

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