domenica 28 febbraio 2016

Fare cose con le parole: riflessione-dialogo con i miei allievi

"Immaginate che le parole siano come delle piccole reti dentro le cui maglie, tutte le volte in cui le usate, rimangono impigliati persone, animali, cose, fatti, idee o pensieri, luoghi: sia ciò che appartiene alla realtà e che si può vedere, toccare, sentire, gustare o annusare,  sia ciò che possiamo solo immaginare, creare dentro la nostra mente o provare dentro di noi. Catturando con le nostre reti (le parole) tutto ciò che fa parte del mondo in cui viviamo, dando ad esso un nome, possiamo  condividerlo con gli altri o portarlo con noi anche quando non ci sarà più o sarà cambiato. Come faremmo a conoscere il passato se non ci fossero le parole di chi ce lo racconta? Come faremmo a parlare di tutto ciò che non c'è più se  tutte queste cose non avessero avuto dei nomi che ci permettono ora di conservarne il ricordo e di raccontarne la storia? "
Quindi "petaloso" non serve perché non dice niente di nuovo?"
"Esatto e soprattutto lo dice in una forma che suona male, pertanto lo si può lasciare dov'è giusto che stia: nella squadra degli errori o delle non parole che sono tante anche loro e che sono avversarie delle parole usate e corrette"
"Come la Juve e il Toro?"
" Diciamo come le azioni regolari di gioco e i falli, ecco. Gli errori linguistici sono come i falli che l'arbitro, ad esempio l'insegnante, deve segnalare. Le parole sono preziosi strumenti, ma possono anche diventare armi pericolose ecco perché conoscerne tante e sapere quando e come usarle ci rende anche capaci di difenderci quando qualcuno usa le parole contro di noi. Proprio come i calciatori che si allenano per poter compiere azioni vincenti in campo e prevenire le mosse dell'avversario. Ed ora proviamo ad elencare tutte quelle cose che possiamo fare parlando..." .

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