martedì 15 marzo 2016

Zoroastro e Francesco Melzi: chi erano costoro?

Zoroastro e Francesco Melzi sono due nomi legati alla figura  del genio senza tempo di cui, sia in prima che in seconda, abbiamo letto quest'anno la biografia: Leonardo da Vinci.
Zoroastro
Zoroastro fu compagno di avventure e committenze per Leonardo.  Egli conobbe Zoroastro alla corte del signore di Firenze, Lorenzo il Magnifico. Era detto Zoroastro, ma il suo vero nome era Tommaso Masini della frazione di Peretola (non lontana da Vinci).Non si conosce molto sulla sua vita, se non che era figlio di un ortolano, anche se affermava di essere il figlio illegittimo di un nobile. Si sa tuttavia che nell'anno 1482 il Masini, con Atalante Migliorotti (un musico, che in seguito avrebbe operato presso la corte di Isabella d'Este), uscito da Firenze in compagnia di Leonardo Da Vinci, con il quale aveva stretto una grande amicizia, scortò il Maestro nel viaggio che li condusse tutti e tre presso la corte sforzesca di Milano, ove Zoroastro fu impiegato come meccanico e "mago".
Nel 1505 Tommaso era di nuovo a Firenze con l'amico artista, come preparatore dei colori per il celebre affresco "La battaglia di Anghiari" : ricordate cosa accadde in quell'occasione per il tentativo di Leonardo di usare la tecnica dell'encausto?
In  quegli anni avvenne il fatto che avrebbe dovuto rendere famoso Tommaso, ovvero il "collaudo" della "macchina per volare" ideata da Leonardo. Egli accettò infatti di lanciarsi dal Monte Ceceri, presso Fiesole, con l'attrezzo ideato dall'amico. La macchina planò per 1000 metri prima di atterrare bruscamente in località Camerata. Il "pilota" Masini riportò una frattura alle gambe. È stato il primo esperimento di volo ad essere stato documentato (dallo stesso Leonardo) nel Codice sul volo degli uccelli.

Altri scrittori [senza fonte] raccontano che Tommaso Masini era vegetariano (e pare che trasmettesse all'amico Leonardo questa caratteristica) e che si dilettasse di scienze occulte (da ciò l'appellativo di "mago"). Non si hanno ulteriori informazioni, salvo che fu ancora a Firenze intorno al 1530 e che morì a Roma, sembra per colera.
Francesco Melzi
Era milanese e divenne allievo prediletto di Leonardo da Vinci nel 1506 all'età di quindici anni, stringendo col maestro toscano una profonda amicizia. Apparteneva alla ricca famiglia patrizia dei Melzi, proprietari di una villa tuttora esistente nel comune di Vaprio d'Adda (vicino Bergamo), dove lo stesso Leonardo soggiornò più volte. Dopo aver conosciuto il maestro in occasione del suo secondo soggiorno milanese (1508 - 1513), accompagnò Leonardo nel suo viaggio a Roma nel 1513 e in seguito in Francia nel 1517, dove gli rimase accanto fino alla morte avvenuta il 2 maggio 1519, stipendiato dal re di Francia Francesco I per la sua attività di assistente del maestro toscano.
Il 25 aprile 1518, nel castello di Cloux, Amboise, Leonardo da Vinci lo nominò nel suo testamento erede di "tutti et ciascheduno li libri che edicto testatore ha de presente et altri istrumenti et portracti circa l'arte sua et industria de pictori".
Dopo la morte di Leonardo, Melzi, ereditati tutti i disegni, i manoscritti artistici e scientifici di Leonardo, li trasferì nella villa di famiglia a Vaprio d'Adda e li conservò fedelmente con sé fino alla fine della sua vita.

Nel 1520 fu insignito del privilegio di gentiluomo di camera dal re Francesco I di Francia.Sposò Angiola dei conti Landriani ed ebbe otto figli.
Negli anni successivi egli redasse, quasi seguendo un accordo col maestro, il cosiddetto Libro di Pittura (noto anche come Trattato della Pittura) di Leonardo, coordinando in un unico manoscritto (il codice Urbinate 1270 della Biblioteca Apostolica Vaticana) scritti e pensieri sparsi, raccogliendone anche diversi da fonti che oggi non sono più reperibili. Per compiere questa impresa Francesco organizzò e numerò l'intero complesso di manoscritti originali apponendo paragrafi e brevi note di sua mano, con rigoroso metodo filologico.

Il figlio primogenito Orazio, dottore Giureconsulto, cedette il patrimonio lasciato dal maestro toscano a Pompeo Leoni, scultore ufficiale del re di Spagna Filippo II, il quale promise in cambio cariche pubbliche presso il Senato di Milano. Questo fu l'inizio della dispersione dell'opera grafica di Leonardo che pertanto si trova sparsa tra i musei e le biblioteche d'Italia, Francia, Inghilterra e Spagna.

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