giovedì 7 aprile 2016

Appunti circa la Giornata di studi sulla Shoah, 06 aprile 2016 Liceo Cavour di Torino

Il 06 aprile ho partecipato ad una Giornata di studi sulla Shoah presso il liceo Cavour di Torino, patrocinata da Istoreto,  l'Istituto Piemontese Per La Storia Della Resistenza E Della Società. I relatori, rispettivamente i docenti  Bruno Maida, Alessandra Minervi, Luca Bravi e Alberto Cavaglion,  hanno puntato l'attenzione sui nodi critici che la memoria della Shoah ci pone come insegnanti  chiamati a farne didattica. Hanno preso parte all'incontro numerosi rappresentanti  dei tre ordini di scuola provenienti da varie scuole del Piemonte.
Gli interventi, in particolare, sono serviti a far emergere le seguenti questioni:
1) il ruolo della scuola nella trasmissione della memoria della Shoah, specie dal momento in cui molti dei suoi più diretti testimoni stanno per scomparire o sono già scomparsi: una responsabilità etica;
2) la memoria collettiva della Shoah , quella istituzionalizzata, la retorica della sua  celebrazione e il  rischio che essa fagociti le singole e diverse memorie della Shoah;
3) la commercializzazione della Shoah, divenuta un fenomeno di genere sia sul piano cinematografico che sul piano letterario e di conseguenza l'esigenza  per noi docenti, che spesso  ricorriamo a strumenti  ausiliari nel racconto della Shoah a scuola, di avere delle linee guida nella scelta degli stessi: ci sono e/o ci possono essere dei criteri nella selezione del materiale? Quali?
4) il concetto di memoria in divenire della Shoah: negli anni '70 e '80, ad esempio, si parlava della Shoah nei termini in cui  se ne parla oggi?
5) la pluralità di memorie collettive : la Shoah della deportazione razziale, la Shoah della deportazione politica, la Shoah degli internati militari; la Shoah dei deportati salvatisi e quella dei perseguitati; la Shoah vissuta dai bambini, quali soggetti sociali attivi della Storia e, pertanto, capaci di influenzare il ricordo dell'esperienza, a seguito ricostruita, secondo  forme di gerarchizzazione della realtà diverse da quelle di un adulto;
6) la "metonimia storiografica" del racconto della Shoah, con il conseguente rischio che il racconto di "una" Shoah obnubili le altre;
7) l'identità e il ruolo dei sinti e dei rom nella storia d'Europa e la loro Shoah: il porrajmos. I rom e sinti sono definiti la minoranza in percentuale più presente nell'intero continente europeo, tra i 12-14 milioni circa: cosa si sa già e quanto è ancora oggetto di studio nella ricostruzione storica di quest'evento per la storia del popolo rom e sinti e per la storia della Shoah?
8) la banalizzazione e/o semplificazione della Shoah: nell'immaginario e vocabolario collettivo spesso i termini dell'universo concentrazionario vengono utilizzati come metafore e/o iperboli che banalizzano e semplificano la drammaticità della Shoah;
9) la sacralizzazione della Shoah come evento da piedistallo, come unicum nel suo genere e/o paradigma a partire dal quale si possono/si devono leggere fenomeni della contemporaneità che hanno come protagonisti popoli o gruppi di essi, vittime di fallimentari politiche inclusive: i rischi e l'esigenza di creare parallelismi tra l'ieri e l'oggi.
I nodi critici del dibattito sulla didattica della Shoah hanno attraversato la prima parte della Giornata di studi svoltasi lungo quattro filoni tematici, in particolare, corrispondenti ad altrettanti interventi che tenterò di sintetizzare come segue.
Primo intervento: La legislazione fascista nella didattica della Shoah: riflessioni e proposte di didattica attiva/operativa per la scuola media, ma non solo. (intervento di Alessandra Minerbi, docente di una scuola media di Milano e autrice per la Giunti editore di una "Storia illustrata del nazismo")
Si è partiti da una riflessione sulla genesi della legislazione fascista e sulla sua diffusione giornalistica dal '38 in poi. Interessante a riguardo si rivela il lavoro sugli archivi storici di alcune testate giornalistiche  (il Corriere della Sera, la Stampa, in particolare), da condurre con i ragazzi a scuola, lavorando  sugli archivi in rete delle stesse. Tale lavoro dilazionato lungo il triennio delle medie, ad esempio, dà l'idea di quanto e come cambiò la situazione della comunità ebraica presente nel nostro Paese lungo il quinquennio che va dal '38 al '43. Interessante prima ancora è una descrizione su qual era la situazione della comunità ebraica in Italia.  Il lavoro sulla legislazione potrebbe essere affiancato da un parallelo lavoro sulle circolari ministeriali fasciste   nel mondo scolastico di allora e sul cosiddetto indice dei libri proibiti. Alessandra Minerbi ha lavorato con i suoi ragazzi consultando anche archivi di case editrici dell'epoca.
Bibliografia e sitografia di riferimento:
- Frediano Fessi, Ultima fermata Auschwitz (diario di un ragazzo ebreo in Italia nel '38 e nel '43; ben fatta l'appendice storica sulla comunità ebraica in Italia prima e dopo la progressiva entrata in vigore della legislazione fascista)
- sito apice
Secondo intervento. L' infanzia e la Shoah. (intervento di Bruno Maida, docente di Storia contemporanea all'Università di Torino).
Si è partiti da una distinzione semantica tra "persecuzione" e "deportazione" per arrivare a parlare della  narrazione della Shoah attraverso i ricordi dei perseguitati e deportati bambini, per i quali essa fu anche il venir meno dell'"onnipotenza genitoriale".
Suggerimenti bibliografici
- B. Maida,  "Storia per immagini della Shoah" (2015)
- Idem,  "La Shoah dei bambini. '38-'45", Einaudi 2013 (sulla persecuzione dei bambini ebrei in Italia)
- testo consigliato  dal docente per un racconto sull'infanzia durante la Shoah il romanzo "Per violino solo" di Aldo Zargani.
Terzo intervento. Il  porrajmos, ovvero il "grande divoramento" che nella lingua dei rom e dei sinti (il romanì) designa la loro Shoah. (intervento di Luca Bravi, studioso presso l'Università di Chieti della storia dei rom e dei sinti in Europa). Lo studiodo ha fatto luce e chiarezza su una serie di stereotipi legati alla minoranza di questo popolo assai presente in Europa: chiarezza semantica ("rom"  oggi termine omnicomprensivo anche di "sinti": storicamente rappresentavano i primi quanti dall'India si stabilirono nell'Europa dell'est; i sinti quanti, invece, si trasferirono nel nord Europa);  chiarezza sui modelli di percezione che si hanno a livello collettivo dei rom e dei sinti, percepiti essenzialmente come asociali e nomadi. Tali stereotipi, in particolare,  negli anni delle leggi razziali ne determinarono l'internamento nei campi di sterminio e le sperimentazioni genetiche di cui essi furono vittime (il padiglione 13 di Auschwitz e la notte degli zingari del 2 agosto '44 in cui lo stesso venne distrutto). Negli anni successivi alla guerra, alcuni  tra i diretti responsabili del porrajmos rimasero impuniti. Alcuni di loro diventano addirittura ziganologi e sulle loro false teorie ( si veda H.Arnold) vengono negli anni '70 elaborate le politiche "inclusive" di "accoglienza" dei rom nei campi rom e nelle classi ghetto a scuola, che fino all'84 la legislazione  scolastica nel nostro Paese ammetteva
Bibliografia suggerita sull'argomento e sitografia di riferimento
- romanzo di uno "zingaro": "La lente focale"di Otto Rosemberg;
- "Razza di zingaro" di Dario Fo
siti di riferimento www.porrajmos.it  www.romsintmemory.it.
4) la pluralità delle memorie, (intervento di Alberto Cavaglion). Riflessione sulla Shoah quale paradigma inclusivo, reagente per la contemporaneità: analisi dei rischi che ciò spesso determina,  sugli "abusi" della memoria.
I testi di riferimento suggeriti a riguardo:
-  "Abusi di memoria. Negare, banalizzare e sacralizzare la Shoah" di Valentina Pisanty
-Cvetan Todorov, "Di fronte all'estremo" (2001)
- Anna Vera Sullam Calimani "I nomi dello sterminio" (sulle scelte nominalistiche legate alla Shoah). Interessante la riflessione dello studioso sul ruolo di Giorgio Bassani, trascurato nel panorama letterario: il suo racconto della persecuzione nell'Italia e nella Ferrara  fascista fa da sfondo  alla raccolta "Cinque storie ferraresi" e al romanzo "Gli occhiali d'oro", in cui centrale è  il tema dell'omosessualità.
La seconda parte della Giornata di studi è stata dedicata alla condivisione di esperienze e/o proposte di didattica attiva, tra docenti dello stesso ordine di scuola. L'idea che ne è nata è quella di dar vita ad una rete costituenda, sulla didattica della Shoah, per la condivisione di esperienze didattiche e materiali; appuntamenti periodici per confrontare i risultati delle strategie metodologiche impiegate nella didattica della Shoah.
Il prossimo appuntamento sarà il 10 maggio alle ore 15.00 nuovamente  presso il Liceo "Cavour" dove noi docenti ci ritroveremo per un secondo incontro e i dirigenti scolastici delle scuole interessate interverranno per firmare l'atto di fondazione della rete sulla didattica della Shoah.
Alcune riflessioni ancora, quelle con le quali ci siamo lasciati giovedì 6 a conclusione delll'intensa Giornata di studi sulla Shoah.
Fare didattica della Shoah si dovrebbe accompagnare all'idea che i ragazzi di oggi vengano per così dire "attraversati" dalla narrazione lungo cui viaggia il ricordo, la memoria, grazie all'esperienza che a scuola noi docenti saremo stati in grado di  condividere con loro.
Fare didattica della Shoah non deve e non può essere legato al "dovere" morale di parlare ai nostri allievi della Shoah perché il "27 gennaio" ce lo impone: ecco perché costruire un cammino, triennale ad esempio, può rendere l'esperienza meno retorica e celebrativa, più costruttiva e formativa, rendendo la Giornata della Memoria una tappa lungo l'intero percorso.
Fare didattica della Shoah non significa  far vivere ai ragazzi solo un'esperienza di forte impatto emozionale, ma soprattutto conoscitiva, capace di renderli consapevoli  dei rischi cui ieri come oggi la circolazione di idee fondamentaliste ha esposto ed espone la società, generando al suo interno carnefici e vittime.

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