giovedì 27 dicembre 2018

"Io non ci sto. L'estate in cui diventi partigiana"

Il breve romanzo di Gabriele Clima, "Io non ci sto. L'estate in cui divenni partigiano" ci racconta una storia semplice, come tante possono essercene o essercene state. È la storia di un'adolescente di nome di Giulia che va a trascorrere qualche giorno di vacanza in paese, nella casa del nonno, Casaverde, come la chiama lei, dove non si reca da due anni. E in due anni Giulia è cambiata: è passata dall'infanzia alla preadolescenza, ha conosciuto nuove "abitudini" (il cellulare, Internet) ed è quasi sicura che la breve vacanza a Casaverde non avrà più il sapore magico che aveva una volta. Anche il nonno  trova la nipote cambiata, più grande, e sarà questo cambiamento a renderli più vicini anche questa volta e a far sì che il nonno le racconti una storia nuova rispetto a quelle che le narrava da bambina, una storia i cui protagonisti hanno più o meno l'età di Giulia e della sua amica Marta, che lei ritrova in paese tutte le volte in cui va a trovare il nonno. È una storia vecchia, di molti anni fa, di quando il nonno e il suo più grande amico, Angelo, avevano tredici anni appena, ma combatterono una guerra. "Una guerra non si sa mai dove può portare anche la più piccola, anche quella che volete fare a quella testa calda giù in paese", dice un giorno il nonno a Giulia. E già, perché anche Giulia, ispirata da una frase letta ai piedi della statua del giovane Gramsci che campeggia sulla piazza del paese, decide di combattere una piccola grande guerra, quella contro l'arroganza di Tosi e dei suoi amici-bertucce, che si divertono a prendere in giro Testa-de-mul, il ragazzo affetto da un ritardo cognitivo che va in giro con il barattolo delle sue mosche, che lui adora catturare.
Giulia sfiderà Tosi invitandolo a fare ciò che lui ha più paura di fare quando se lo ritroverà dinanzi a sbarrarle la strada di fuga dopo che lei ha liberato Testa-de-mul dalla prigionia di Tosi e dei suoi scagnozzi: e Tosi, i cui occhi azzurri hanno attirato Giulia come calamite sin da quando per la prima volta ha incrociato il suo sguardo, la bacia!
Tosi ha paura di non piacere alla "tipa di città", come lui chiama Giulia dalla prima volta in cui la incontra insieme a Marta, e c'è chi nella vita di tutti i giorni sfida solo apparentemente le proprie paure incutendone ad altri. Ma quando Tosi si ritrova innanzi lo sguardo combattente e combattivo di Giulia che lo sfida a fare ciò che lui più teme, le sue paure devono uscire allo scoperto, devono abbassare la maschera e il bacio sulle labbra di Giulia sarà segno che lo spettacolo peggiore di cui Tosi è abituato ad essere protagonista non andrà più in scena. Perché come dice Giulia "un'abitudine è qualcosa in cui ti infili così, senza pensarci...è una strada in cui ti infili senza rendertene conto e che segui perché ormai l'hai imboccata. Ma non l'hai deciso, è lei che ti ha guidato e adesso ti governa e ti impedisce di farti domande. Ti frega, l'abitudine".
Se dovessi, pertanto, eleggere la citazione-chiave della storia narrata da Clima in questo libro, sceglierei proprio quella appena riportata. Perché, come scrive nella paginetta finale di riflessione "La Resistenza, oggi" Aude Pacchioni, presidente in carica dell'A.N.P.I modenese, essere partigiani "non vuol dire necessariamente avere fatto la Resistenza; vuol dire soprattutto prendere posizione, schierarsi, far sentire forte e chiara la propria voce". Prima occorre dare ascolto a quella voce dentro di noi: solo così poi troveremo il coraggio di farla sentire anche agli altri.

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