mercoledì 13 luglio 2016

Tutti i bambini sono veri, come veri sono i loro giochi e la loro fantasia

"Kualid è un bambino afghano. Sì, un bambino vero, non solo il personaggio di una storia. Tutti i bambini sono veri, come veri sono i loro giochi e la loro fantasia. Kualid è un po' Ali, Massoud, Fahim... Kualid è i bambini che ho conosciuto in Afghanistan. La paura, lo stupore, il dolore ma anche l'allegria del suo sguardo sono gli stessi che ho trovato negli occhi di tanti bambini. Forse anche di voi che leggerete questo libro, che però avete la grandissima fortuna di non aver mai visto il mostro che è la guerra".
Sono le parole con le quali l'autore della storia "Kualid che non riusciva a sognare" ne presenta ai suoi lettori il protagonista: lui, l'autore, è Vauro Senesi, pistoiese d'origine, giornalista e vignettista satirico.
In una cornice temporale essenziale, che non indugia su alcuna data, la voce narrante guida il lettore lungo le strade di Kabul, quelle che percorre Kualid nella quotidianità entro la quale si svolge la sua vita di bambino. Poche, essenziali figure oltre alla sua popolano le pagine di questa storia, neppure tutte dall'inizio alla fine. Il nonno e la madre di Kualid, della quale il bambino fa fatica a rintracciare il sorriso sul volto se non è velato dal burqa, da quando il papà non c'è più. Said, il cugino di Kualid che prima lo chiamava il "Sorcio", prima che i talebani lo portassero a vivere nella madrasa  per farne uno di loro.
Babrak, il calligrafo che gli trasmette la sua arte  e il suo segreto.
Il vecchio Kharachi, che deambula con il busto appoggiato su un carretto da quando ha perso, per via di un razzo, entrambe le gambe. 
E poi una stuoia, un tendone e una teiera, il cui becco ricurvo riflesso sulla parete diventa "Asmar, il serpente delle notti di luna"; un pennello e delle lattine di colore che serviranno a colorare  i disegni sulle pareti dell'ospedale del medico italiano a Kabul, gli unici permessi dai talebani per i quali le "figure sono un'offesa a Dio" e i primi che Kualid abbia mai visto da quando è nato.
La guerra in Afghanistan che fa da sfondo alla vicenda è quella degli inizi del 2001 e ancora in corso. È la guerra nella quale alcuni Kualid sono nati e cresciuti, molti altri, invece, sono caduti assai spesso per colpa di quei "pappagalli verdi" che hanno tentato di far volare e che, invece, li hanno fatti saltare in aria, uccidendoli o mutilandoli.   Altri Kualid  hanno tentato o stanno ancora tentando di scampare alla guerra; sono profughi, migranti, ma soprattutto bambini: siriani, afghani, palestinesi, ma soprattutto bambini, ai quali chissà se sarà mai data la possibilità di chiudere gli occhi e sognare, come starà  facendo adesso Celeste, la mia bimba, nella beatitudine del sonno in cui di fianco a me giace e sorride... 



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