venerdì 3 gennaio 2020

Storia di un gatto verde e di un cane dello stesso colore e di come i Freud ci insegnano a raccontarne

In questi ultimi giorni di vacanze😥 sto leggendo il romanzo "L'interpretatore dei sogni" di Stefano Massini. Non conoscevo nulla di Massini prima di leggere questo splendido romanzo, uscito nel 2017, che dalle prime pagine si rivela straordinario e avvincente. Massini immagina un quaderno-diario di Freud, reinventando l'interpretatore dei sogni, raccontandoci la genesi della teoria freudiana dei sogni, a partire da una sorta di "sogno-madre", generatore di metodo.
Ringrazio Valeria per avermi ancora una volta suggerito una sì interessante lettura♥️
L'obiettivo di questo post, però, non è recensire il romanzo di Massini, quanto piuttosto suggerire la lettura di un brano in classe tratto dallo stesso quale esemplificazione per spiegare ai ragazzi la questione del punto di vista in una narrazione.
Il brano appartiene al terzo capitolo del romanzo, "Sarabanda al parco", in cui la voce narrante (Freud) racconta di una giornata al parco con la sua famiglia (moglie e tre figli), durante la quale i quattro s'imbattono in un gatto tinto di verde.  Il racconto primo dell'incontro  tra il gatto ed i Freud il lettore lo ascolta dalla stessa voce narrante
"Un gatto si aggirava guardingo tra i cespugli, attento a nascondersi ma al tempo stesso puntando chissà cosa, per niente turbato dal fatto che il suo pelo dal collo in giù gocciolasse di vernice verde. Ma lo spettacolo non finì lì, perché giusto in quell'istante ecco sopraggiungere un vecchio imbianchino, che disperatamente inveiva come un forsennato contro un cane a sua volta tinto. Il gatto vide il cane e si diede alla fuga, cosicché la folla dei bambini poté godere di un autentico numero circense: un imbianchino all'inseguimento di un cane mezzo verde che per par suo inseguiva un gatto dello stesso pigmento"
 Al racconto della voce narrante segue, al rientro a casa dei Freud, quello che la moglie Martha e i tre bambini, Mathilde, Jean-Martin e Oliver fanno rispettivamente dello stesso fatto alla loro domestica. La voce narrante riporta così le singole versioni in ordine di età, dalla quella della più grande a quella del più piccolo di casa (pp. 29-30). Segue una puntuale analisi delle quattro versioni dentro le quali la voce narrante/Freud rileva la presenza di elementi differenti pur dello stesso fatto: "è come se i miei familiari non avessero potuto resistere alla tentazione di leggere comunque se stessi in ciò che accadeva" dice al termine della sua analisi il Freud narratore. Che a conclusione del capitolo aggiunge: "Siamo il nostro discorso. Siamo la nostra ricerca. Siamo la nostra luce nel buio. Solo in apparenza parliamo del mondo. L'unico mondo di cui parliamo porta la nostra faccia".
Si potrebbe rivelare un esercizio interessante pertanto in classe quello di mettere al confronto la "versione di Freud" con quelle dei suoi familiari, provando a far tirare fuori ai ragazzi, magari per gruppi di lavoro , ciò che di ogni versione salta ai loro occhi. Poi confrontare ciascuna analisi con quella fatta dalla stessa voce narrante all'interno del romanzo, notando analogie e differenze nella comparazione. E infine assegnare un compito per la famiglia: chiedere di provare a sedersi tutti intorno ad uno stesso tavolo e scrivere la propria versione di un'esperienza comune, magari approfittando del fatto che si è stati in vacanza ultimamente e che qualche po' di tempo insieme lo si è trascorso. Diventa un'interessante esperienza di confronto per i ragazzi non solo sul punto di vista della narrazione, ma anche sui diversi punti di vista innanzi ai quali ci si ritrova spesso e che dovrebbero servire a  generare confronti non scontri. Un compito di realtà, di quelli che piacciono tanto alla scuola di oggi🤐...però formato famiglia.😊♥️
All'allievo/a il compito finale di farsi raccoglitore delle versioni di famiglia e voce narrante delle stesse, come  l'interpretatore dei sogni di Massini.

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